VERSI ANATOMICI di Silvia Pascal

VERSI ANATOMICI

Silvia Pascal

silvia_pascal

 

ISBN 978-88-96590-34-8

€ 12

Italia

VINCITORE PRIMO PREMIO
PREMIO NAZIONALE DI POESIA
“CITTA’ DI PENNE – FONDAZIONE PIAZZOLLA”
XXV EDIZIONE 2011
OPERA PRIMA EDITA DI POESIA

VINCITORE PRIMO PREMIO
PREMIO NAZIONALE DI POESIA
“LEANDRO POLVERINI” 2011
Sezione Poesia Concettuale

« I versi di Silvia sono versi colti e laddove c’è cultura e giovinezza, là, c’è quasi sempre disperazione. Quello di Silvia non è il verso del flagellato e se ha patito e si è punita, ora sulla carta ha dichiarato al mondo e soprattutto a se stessa, il suo riscatto. Perché, se c’è da soffrire, che almeno sia per scrivere. » dalla prefazione di Barbara Codogno

Silvia Pascal (1981) è di origini veneziane ma bolognese d’adozione. Si dedica allo studio del teatro come interazione fra corporeità e suono; è appassionata di antropologia e simbolismo della scienza sacra. Ama l’anatomia, il punk e distilla bile dal 1995. Laureata in scienze della comunicazione, frequenta i workshop di recitazione di John Strasberg. Sucessivamente studia presso l’Istituto della Commedia dell’Arte Internazionale discipline come mimo, danza (classica, indiana e contemporanea) e ha modo di confrontarsi con maestri quali Allegri, Fo, Yutaka Takei e Carolyn Carlson. Si approccia al canto formalmente -studiando il metodo Voice Craft EVTS presso il conservatorio Pollini di Padova- e non, cantando in alcuni gruppi punk-rock. Ha lavorato con Sergio Stivaletti (regista ed esperto di special effect di Dario Argento) alla realizzazione di un corto horror, nell’ambito del corso di effetti visivi della Regione Veneto. Versi anatomici (Damocle, 2011) è la sua opera prima.

« Gli anni ’80 furono anni di nuovo benessere e perdurante provincialismo.
Nata in un paese tutt’altro che delle meraviglie, Silvia impara presto l’arte della sopravvivenza sociale. Il tempo libero è per la cultura, quella che a scuola non ti insegnano ed in particolar modo per le letture “proibite”: dall’esoterismo di Jodorowsky al punk ’77.
Sotto il cielo grigio di un sobborgo padovano, fra arse e desolate campagne di granoturco misto cemento, il suo giovane corpo di donna inizia a sentirsi stretto. Strette son le regole del “bon ton”, stretti i vestiti, gli interessi che ci son concessi. Dapprima la musica e il teatro, poi la poesia, divengono quindi i canali del suo sangue, il calcio delle sue ossa, la linfa del suo essere.
In Versi Anatomici (Damocle 2011) Silvia Pascal ci “racconta” la condizione della donna nel nostro tempo: educata alla dottrina cattolica ma, in qualche modo, costretta alla prostituzione della pelle e delle idee.
Silvia ci porta al bivio cui tutti siamo chiamati: quello in cui la scelta è fra l’essere accettati o l’accettarci.
Ti taglia, è viscerale, vertiginoso, forse a tratti trasognato il suo modo di scrivere. » [Roberta Zagolin, Sherwood.it]

 

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